3,60
Trama
Da cronista dell'edizione romana di La Repubblica, Federica Angeli prende in mano la sua vita e decide di usarla, senza risparmio, in una causa civile: la lotta ai clan mafiosi che infestano Ostia. La sua arma è - e sarà sempre - la penna. Il film racconta le tappe della sua sfida alla malavita, iniziata nel 2013 e non ancora finita, senza mai dimenticare la sua dimensione di donna, madre e moglie: il coraggio e la paura, la solitudine e la solidarietà, la disperazione e l'entusiasmo per una battaglia combattuta a viso aperto
La recensione del film di
Claudio Bonivento
A mano disarmata, eccetto per la tastiera. Cronista a Repubblica, dal 2013 Federica Angeli vive sotto scorta a causa delle minacce ricevute per le sue inchieste sulla criminalità organizzata a Ostia: ne ha fatto un’autobiografia, A mano disarmata, da cui viene ora il film omonimo, diretto da Claudio Bonivento, interpretato da Claudia Gerini, scritto da Domitilla Shaula Di Pietro con la collaborazione della giornalista.Tra debolezze esplicite e ingenuità assortite, derivanti anche dal budget limitato e dalle riprese mordi-e-fuggi, ha però un pregio non equivocabile e un senso non differibile: nell’exemplum della Angeli, eroina poco borghese, inquadra il tradizionale fuoricampo del crime, nello specifico del mafia-movie, non solo privilegiando la vittima, ma di questa ancor più che il coté professionale, quello familiare, amicale, relazionale.A tenere in resta la penna, perché “chi sta dalla parte giusta non perde mai”, è Federica, una credibile Gerini, ma l’inchiostro è un precipitato collettivo.Cineasta di lu
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