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Trama
Il grande regista Abel Ferrara ha segnato la storia del cinema con i suoi neo-noir provocatori e controversi, ma com'è la vita lontano dal set dell'eterno 'bad boy' di Hollywood? Alive in France è un autoritratto inaspettato e sincero che svela i retroscena meno noti della vita personale di un maestro del cinema. Un flusso di coscienza che racconta Ferrara nell'inedita veste di cantante e musicista, in un tour in cui si mescolano insieme le colonne sonore dei suoi film più importanti, le amicizie di vecchia data, i ricordi del passato trasgressivo e i nuovi affetti familiari
La recensione del film di
Abel Ferrara
Abel Ferrara, il noto autore di cinema statunitense, è ormai uniformemente ritenuto un ribelle, un bad boy. Duro, spigoloso, sempre in conflitto con i produttori e le loro restrizioni. Alive in France ci offre, invece, un punto di vista alternativo.Non che Ferrara, nel suo auto-documentario, rinunci alla propria identità. Semplicemente, la inquadra da un’altra prospettiva, quella del musicista. Il film segue il tour francese del suo gruppo musicale, organizzato in occasione della rassegna Addiction at Work, promossa dalla Cinematheque de Tolouse, sul cinema del regista.Di cinema si parla comunque, beninteso, ma, in generale, si parla poco. Alive in France è un arazzo: comunica con le proprie immagini, intessuto dai fili di una band alle prese con problemi fin troppo umani: invitare persone ai concerti, esigere un soundcheck all’altezza, appassionare il pubblico. Poco importa che il batterista originale sia assente, per problemi di no-fly list, anzi, fa quasi bene al documentario quel pizzico di conflitto in p
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